Proposta per una sostanziale disintermediazione ed espansione del mercato dei contenuti, ed un’equa e democratica retribuzione di autori e produttori, attraverso la legalizzazione della condivisione di contenuti digitali.
Sabato 19 Marzo 2010 si terrà a Roma, al cinema Capranica, a due passi da Montecitorio, la Festa dei Pirati, per dibattere della pirateria multimediale e del futuro del diritto d’autore, con la partecipazione di vari politici di destra e di sinistra, associazioni e attivisti, che fanno capo ad un larghissimo e vario movimento nel paese.
L’evento si terrà, a quanto pare, con l’assenza di rappresentanti di autori e produttori, fra i quali, tra l’altro, iniziano ad affiorare proposte che includono anche la legalizzazione del libero scambio di contenuti.
Tale assenza è sintomatica di una grave carenza di dialogo con essi, che ha favorito la diffusione nel “movimento” di una posizione che promuove una pura e semplice legalizzazione della pirateria, e che non si pone il problema di una decente ed equa retribuzione di chi decide di voler vivere producendo cultura, ritenendolo un non-problema o di competenza altrui.
Cogliamo l’occasione offerta da tale evento e dal dibattito correlato per presentare qui una nostra proposta di soluzione che riteniamo vada a risolvere il dilemma di come legalizzare la condivisione dei contenuti e al contempo retribuire equamente autori e detentori di diritti, oltre a promuovere una forte disintermediazione del mercato dei contenuti.
SOLUZIONI PROPOSTE
È in atto da tempo un intenso dibattito sulle varie soluzioni praticabili al fine di compensare equamente autori e produttori nel caso la pirateria dovesse continuare la sua rapida diffusione e qualora non si trovi, come sembra, un modo per prevenirla che sia fattibile e sostenibile costituzionalmente e tecnologicamente.
Nel caso della musica in particolare, alcune di queste soluzioni sono già una realtà praticata da molti operatori mobili nel mondo, con un costo fisso mensile di pochi euro che dà diritto ad una sorta di “licenza collettiva” per la fruizione di milioni di canzoni.
La maggior parte di tali soluzioni prevede una tassa fissa per l’utente, obbligatoria o volontaria (contributo) – applicata alla connessione, alle imposte o altri prodotti – che sarebbe poi ripartita fra gli autori, sulla base di un qualche criterio e procedura.
Quasi tutte le soluzioni proposte prevedono la ripartizione di tali introiti sulla base del monitoraggio e il conteggio dei singoli contenuti veicolati sulle reti internet.
Tale monitoraggio presenta enormi problematiche per la libertà dei cittadini e l’equità dei compensi degli autori e produttori, e non solo. Esso infatti sarebbe tecnicamente impossibile da eseguire in maniera completa, verificabile, costituzionale, ed equa. Sarebbe infatti:
- Gravemente incompleto, perchè sempre più contenuti viaggiano in rete criptati e quindi non sono monitorabili;
- Soggetto a frode, in quanto sarebbero possibili eventuali manipolazioni in larga scala, da parte di terzi, nel conteggio dei contenuti all’interno di reti e sistemi telematici proprietari, le quali sarebbero molto difficili da scoprire e dimostrare da parte di cittadini e associazioni;
- Gravemente lesivo della privacy, poiché enti privati o pubblici dovrebbero monitorare costantemente i contenuti condivisi dai cittadini con aumento delle possibilità di abusi in larga o larghissima scala del diritto alla segretezza delle comunicazioni sancito dalla Costituzione;
- Iniquo verso gli autori, perché non è assolutamente detto che il contenuto più scaricato sia poi il più fruito e apprezzato (molti scaricano un contenuto sulla scia di campagne pubblicitarie per poi non fruirne mai).
LA NOSTRA SOLUZIONE
La nostra proposta si ispira fortemente ad una proposta fatta a Marzo 2009 da Francis Muguet e Richard Stallman, l’inventore delle licenze di software libero/open-source e del sistema operativo GNU/Linux, illustrata molto chiaramente da un articolo di Gaia Bottà su Punto Informatico del 19/03/2009.
Invece di basarsi sul monitoraggio dei contenuti veicolati in rete o eseguiti dall’apparecchio dell’utente, essa prevede che tale “tassa”, comunque prelevata, venga ripartita fra autori e produttori sulla base delle preferenze dei cittadini espresse in parte direttamente e in parte attraverso campioni di utenti. Ad esempio, l’espressione diretta di tale preferenza potrebbe essere effettuata, a scelta del cittadino, in modalità pubblica su internet o privata offline (in occasione del pagamento delle tasse, come con l’8 per mille).
Tale soluzione avrebbe l’effetto non solo di ricompensare equamente i detentori di diritti, ma, ancor più importante, contribuirebbe fortemente a democratizzare, decentralizzare e liberalizzare il mercato dei contenuti, attenuando l’enorme influenza che oggi vari attori – editori, inserzionisti, broadcaster, etc – esercitano sulla diffusione, promozione e monetizzazione di ogni contenuto creato, e quindi indirettamente sulla probabilità che esso venga finanziato e prodotto.
Tale soluzione, se ad esempio attuata a livello statale, porterebbe ad una notevole disintermediazione del mercato dei contenuti digitalizzati, realizzando un rapporto economico diretto fra produttore/autore e consumatore/cittadino, “dal produttore al consumatore”.
Ogni autore e produttore potrà finalmente creare liberamente, sapendo che l’unico metro della monetizzazione e diffusione del suo prodotto culturale sarà l’apprezzamento da parte di un adeguato numero di cittadini.
Due obiettivi, altrettanto cruciali per le speranze di democratizzazione e liberalizzazione (e quindi espansione!) del mercato dei contenuti digitali, sono (1) l’eventuale approvazione di efficaci leggi a supporto della neutralità delle reti fisse e mobili, e (2) la diffusione maggioritaria di apparecchi e sistemi telematici per la fruizione di contenuti digitali che siano costituiti esclusivamente (o quasi) da software libero/open-source, o la cui piattaforma software primaria sia gestita e amministrata da “consorzi aperti” di produttori di contenuti. Tratteremo di tali questioni in successivi post.